VIAGGIO
IN OMAN
10 GENNAIO
2015 --- 25 GENNAIO 2015
3096 km on the road
di Roberto Buracchini
di Roberto Buracchini
http://robertoburacchini.blogspot.it/
10 GENNAIO: VOLO ROMA - DUBAI
12 GENNAIO: AL-SAWADI -- BARKA -- AL-KHOUD
13 GENNAIO: GRAND MOSQUE -- NAKHAL -- RUSTAQ
14 GENNAIO: RUSTAQ -- AL-HAZM
15 GENNAIO: AL-AYN -- BAHLA FORT -- NIZWA
16 GENNAIO: NIZWA -- WADI GHOUL -- AL-HAMRA - MISFAT
17 GENNAIO: SINAW - MASIRA ISLAND
18 GENNAIO: GHASHAR SHIK BEACH ( MASIRAH ISLAND )
19 GENNAIO: KHASIT BEACH (MASIRA ISLAND )
20 GENNAIO: HILF -- AL-ASHKARAH
21 GENNAIO: JALAN BANI -- AL KAMIL -- WADI BANI KALID – SUR
22 GENNAIO: SUR -- AYJAH -- RAS AL HADD -- RAS AL JINZ
23 GENNAIO: QALHAT -- WADI SHAB -- DIBAB -- AL MALAWEH
24 GENNAIO: MUTRAH -- OLD MUSCAT -- HAL HAMRA BEACH
25 GENNAIO: FLY TO DUBAI -- FLY TO ROME
Il richiamo del muezzin
Le auto che suonano ai
ristoratori x il take way ( versione locale del MACDRIVE )
Le partite di domino bevendo
karak
Le serate con Mansur a Masirah
fumando narghilè
I bimbi omaniti improvvisatosi
guide turistiche tra le rovine di Al-Kamil
Le donne beduine con le loro
maschere sul ferry per Shanna’a
La tempesta di sabbia sulla
strada per Al-Ashkarah
Le strade e i villaggi vuoti del
Venerdì, giorno di preghiera
I villaggi dei monti Hajars.
Le immancabili capre sulle strade
omanite
I cammelli attraversando le
strade del deserto
Le saline di Shanna’a
I forti omaniti con le loro torri
I paesaggi desertici
La fine sabbia bianca di Masirah
Il mercato degli animali di Nizwa
al Venerdì mattina
Costi APROX.
( Costi x due persone ) 1
OMR = 2.28 €
PERNOTTAMENTI TOT 95 OMR ( siamo stati ospiti con couchsurfing x 8
notti )
COSTO BENZINA TOT 24
OMR ( 0.120 OMR/LITRO)
INGRESSI TOT 11
OMR
TRAGHETTO MASIRAH A/R TOT
28 OMR
SHOPPING TOT
70 OMR
PASTI TOT 150 OMR ( UN PASTO X 2 SI AGGIARVA SUI 3/4 OMR )
SHISHA CAFFE TE E VARIE TOT
50 OMR
SPESE TOTALI IN LOCO 428 OMR *2.28 TOT 974 €
NOLEGGIO AUTO
x 14 giorni
390 € ( con rentalcars.com)
VISTO D’INGRESSO PAGATO IN EURO
ALL’AEROPORTO 104 € ( cambio svantaggioso )
TOTALE SPESE IN VIAGGIO 1468€ (
734€ cadauno )
VOLO EMIRATES 1132 € (comprato un mese prima)
VOLO EMIRATES 1132 € (comprato un mese prima)
TOTALE SPESE X 2 PERSONE TUTTO COMPRESO 2600 € (1300€ cadauno)
Prima di partire già sapevamo che l’Oman non sarebbe stata una meta economica, ma con qualche
accortezza ce la siamo cavata piuttosto bene. Sicuramente molto meglio dei 100 $ che considera la Lonely Planet( tra l’altro sconsigliatissima x questa destinazione ). Fortunatamente abbiamo avuto la possibilità di essere ospiti per ben 8 notti risparmiando un bel po’ di soldi nel pernottamento ( che non è poi così economico ). Abbiamo pagato per una doppia, da un minimo di 10 omr del’ Al-Ashkarah hotel ad un massimo di 20 omr per la camera del Sur hotel. Per il pranzo e la cena nessun problema se ci si affida ai tantissimi ristorantini turchi, indiani o pakistani, la spesa non supera mai i 4 omr per un pasto completo x due persone. Se mangiate negli alberghi con cucina internazionale possono chiedervi anche 5/8 omr per un pasto completo. L’ingresso ai forti è sempre 0.500 omr mentre il costo del ferry governativo per Masirah ( da pagare solo con carta di credito ) è piuttosto caro, anche se ne vale la pena. Per una scheda telefonica omanita ( quasi indispensabile visto l’assenza di Skype ) si spende 2 omr, mentre per un caffe o un te bastano solamente 0.100 omr. Per quanto mi riguarda comunque una coppia che viaggia in Oman difficilmente scenderà al di sotto di 50€ al giorno cadauno. Noi ce l’abbiamo fatta solo perché siamo stati ospiti con couchsurfing e abbiamo evitato le escursioni costose come la notte nel deserto o le uscite in baca.
CLIMA
A parte le prime due giornate parzialmente nuvolose
lungo la costa nei pressi di Muscat, e una forte pioggia notturna mentre
eravamo a Masirah Island, abbiamo incontrato un clima mite con temperature
diurne che si aggiravano intorno ai 24/25C°. Nell’isola e nei dintorni del
deserto penso che durante il mezzogiorno le temperature abbiamo raggiunto in
alcuni casi anche i 30C. Durante la notte le temperature si abbassano e a Nizwa
abbiamo riscontrato anche 12C, ma nulla di paragonabile con il nostro inverno.
Abbiamo potuto fare il bagno durante il giorno sia a Masirah Island che nella
costa. Essendo inverno però abbiamo trovato molto vento che ha compromesso
l’escursione alle isole Damanayat e abbiamo rischiato di non avvistare le
tartarughe di Ras Al-Jinz. A dir la verità, clima perfetto anche se un paio di
gradi in più non mi sarebbero dispiaciuti.
SICUREZZA
L’Oman è un Paese molto tranquillo, non abbiamo percepito il minimo rischio e la gente è molto accogliente. Spesso nei villaggi più solitari ti si avvicinano per chiederti nazionalità e il motivo della visita in Oman. Nel Paese viene praticato camping libero, sia nelle spiagge che in montagna, senza nessun problema. Il rischio di essere derubati è inesistente, viaggiate tranquillamente come a casa vostra. Nel Souq di Nizwa, alle 23.00 quando i negozi erano tutti chiusi, la merce era esposta comunque fuori, senza il minimo rischio di essere derubata. Incredibile.
L’Oman non ha una vera e propria cucina, i piatti che
puoi trovare nel Paese sono soprattutto provenienti da altri Paesi. Sono molto
numerosi i ristoranti indiani, pakistani e turchi. Della cucina omanita c’è da
ricordare il dolce tipico chiamato HALVA e il KARAK, che sarebbe una copia
molto più speziato del CHAI indiano. Caffè omanita quasi imbevibile, mentre i
numerosi coffe shop offrono dei buoni chai indiani.
TRASPORTI
Ecco la nota dolente dell’OMAN. C’è una rete scadente
di autobus governativi che copre solo le tratte tra le città principali. Ma una
volta giunti in città c’è da trovare il modo di spostarsi per visitare le zone
limitrofe. Ci sono i taxi collettivi che fanno la spola solo tra le città della
costa, mentre fuori dalla costa i taxi privati pur non essendo carissimi non
sempre sono a disposizione. Il Venerdì per esempio non circolano fino alle
16.00. Nell'isola di Masirah abbiamo visto a mala pena un paio di taxi, mentre
lungo le strade interne del deserto non ne abbiamo visti neppure uno. C’è da
dire che qualcuno si sposta in autostop, ma devi avere tempo a disposizione. La
soluzione migliore potrebbe essere usare i bus della ONTC tra le città e poi
noleggiare un’auto all’occasione x 2/3 giorni. Noi abbiamo preferito essere il
più liberi possibile, noleggiando un’auto x 14 giorni al costo di circa 28€ al
giorno. Naturalmente noleggiando volta x volta il costo è superiore. Circa
30/32€
SI PARTE !!!!!!!!
10 GENNAIO: VOLO
ROMA - DUBAI
Quest’anno a differenza degli ultimi viaggi siamo stati fino all’ultimo momento indecisi sulla meta. Poi ai primi di dicembre, finalmente la situazione si è sbloccata e abbiamo deciso di visitare uno dei Paesi della penisola arabica: IL SULTANATO DELL’OMAN. Con un volo della ineccepibile EMIRATES, abbiamo lasciato Roma su un gigantesco A380 alle ore 20.30 del giorno Sabato 10 Gennaio. Volo perfetto di una comodità mai trovata, personale gentilissimo ( conosciuta una simpatica messicana) e raggiunto Dubai alle 5.00 del mattino
L’aeroporto di Dubai ci accoglie con il
richiamo alla preghiera del Muezzin, mentre ci apprestiamo a raggiungere il
Gate B9 da dove partirà il nostro volo per Muscat. Approfittiamo delle tre ore
di scalo per dormire un po’ sulle scomode sedie dell’aeroporto e veniamo
improvvisamente svegliati dalla hostess della Emirates. In perfetto orario, dopo
40 minuti di volo a bassa quota, raggiungiamo la capitale del Sultanato
dell’Oman. Paghiamo la tassa d’ingresso per 30 giorni di turismo, con euro in
contanti e naturalmente, qualche Rial per strada lo perdiamo. Il visto fino a
10 giorni costa 5 OMR mentre quello fino ai trenta giorni costa 20 OMR, che al
cambio ufficiale sarebbero 45€. Ma con il cambio dell’aeroporto diventano 51€.
Poco male e yalla yalla…… Dopo aver ritirato il bagaglio di Elisa, io viaggio
naturalmente son il mio Stelvio 30l come unico bagaglio a mano, ci dirigiamo
verso il banco della Budget, dove abbiamo prenotato un’auto per 14 giorni al
costo di 390€ con km illimitati. In uno degli ATM dell’aeroporto, ritiriamo 100
OMR e compriamo una buona road map del Paese x 4,500 OMR. Dopo essersi liberati
degli indumenti invernali nei bagni pubblici, ci mettiamo in cammino e dopo
circa 20 minuti raggiungiamo la cittadina di Al-Seeb, dove ci accomodiamo lungo
mare per un buon succo di mango. A prima vista le strade omanite sono molto
buone, la highway che abbiamo percorso è stata ottima e anche le indicazioni
stradali, in inglese e arabo sono state sufficienti per raggiungere la nostra
prima meta. Visitiamo le strette vie del Souq con i suoi colori e odori medio
orientali e poi ci sistemiamo fronte
mare per un pranzo a base di calamari e gamberetti in salsa piccante. Dopo
pranzo veniamo colti da un forte desiderio di dormire e il caffè al ristorante
non c’è d’aiuto. Ci addormentiamo in macchina per circa un’oretta all’ombra di
un caseggiato e alle 15.30 raggiungiamo Al-Khoud, dove saremo ospiti di Riel,
un simpatico infermiere filippino. Ci
accomodiamo nella sua casa dove ci accoglie con un te ed insieme ad un quarto
couchsurfer, usciamo per una visita notturna al Souq di Mutrah. Aykan, è un turco
nato a Berlino e sta terminando il suo viaggio di 6 mesi in Asia. Si aggrega
alle nostre avventure omanite per il momento ed insieme raggiungiamo la
Corniche della capitale. Il Souq di Mutrah è forse il luogo più turistico
dell’intero Oman e credo di aver visto più turisti in queste due ore che in
tutto l’intero viaggio, ma ne vale comunque la pena. Il bello è che i venditori
non sono assolutamente invadenti, a parte qualche sporadico indiano che ti
invita a visitare il proprio negozio. Ci perdiamo per il coloratissimo Souq,
pregustando il momento dello shopping finale, poi decidiamo di fare una
passeggiata lungo la Corniche, dove è ancorata la nave del sultano Qaboos. In
lontananza, una nave da crociera della Costa è ancorata al molo, ma per fortuna
i partecipanti a quest’ora saranno dentro a godersi lo spettacolo che gli offre
la crociera. Da Mutrah, raggiungiamo Qurm, un quartiere occidentale della
capitale, dove ci rilassiamo sulla terrazza di un coffe shop fumando il tipico
shisha con vista sul golfo omanita. Rientriamo ad Al-Khoud per assaporare un
ottimo Shawarma in uno dei tanti turkish restaurant che Riel conosce molto
bene. La qualità è ottima il prezzo idem ( 0.900 OMR ) . Dopo 36 ore,
finalmente siamo nuovamente sdraiati su un letto, anche se un po’ sgonfio, e
dormiremo sicuramente molto profondamente.
Dormita colossale di 10 ore. Ci voleva
proprio dopo la notte passata in bianco di Sabato. Ci svegliamo con odore di
pane tostato nell’aria. Riel, l’infermiere filippino, ci ha preparato con
nostra sorpresa un’ottima colazione a base di uova, formaggio e pane tostato,
con l’immancabile caffè solubile. Dopo averci pensato su tutta la notte, Aykan
e Riel decidono di aggregarsi a noi per l’uscita di oggi. La nostra idea è di
raggiungere il Sawadi Beach Resort, da dove escono delle barche che per 18 omr
ti portano alle inabitate isole Damanayat. Prendiamo la highway che collega
Muscat a Shoar e dopo circa 40 minuti svoltiamo a destro verso la spiaggia.
Parcheggiamo nei pressi di un parco giochi per bambini e ci godiamo la vista
offerta dalle isole situate a pochi metri dalla costa. Un piccolo forte domina
l’isola maggiore. Ma quelle di fronte a noi non sono le Damanayat,
l’arcipelago, che volevamo raggiungere si trova a circa un’ora di navigazione.
Visto il vento forte e il mare mosso, le imbarcazioni non escono anche se
qualche intrepido vecchio pescatore ci propone un’uscita di un’ora al costo di
5 omr cadauno. Oggi però non è proprio sicuro uscire in mare e decidiamo di
passeggiare lungo la spiaggia cosparsa da migliaia di conchiglie. Io, insieme
ad Aykan ne approfittiamo comunque per un bagno nonostante le onde mentre Elisa
e Riel si dedicano alla ricerca di conchiglie sulla sabbia. Una volta
asciugatosi i nostri costumi, prendiamo un caldo chai nei pressi del parcheggio
dove una schiera di giovanotti omaniti cercano di pulire al meglio la loro
automobile. Ciò che ci sorprende di più è che in giro c’è veramente poca gente,
solo qualche famiglia, forse 10 max. 15 persone e tutti quanti ci salutano
dandoci il benvenuto in Oman. Prima domanda do ogni breve conversazione : Where
are you from ? Dopo aver rinunciato all’escursione alle isole che avrebbe
occupato tutto il giorno, decidiamo di dirigersi verso la cittadina di Barka,
dove pensiamo di trovare qualcosa da mangiare. Nei pressi del fish market si
trova un piccolo forte visitabile gratuitamente mentre il Souq è vuoto, visto
l’ora . Nella via principale verso la highway troviamo un ristorante pakistano (
Al- Mann – O - Al-Salwa Restaurant ) dove ci fanno accomodare in una saletta
chiusa con delle tende colorate. Ottima scelta, cucina buona, abbondante e il
conto per 4 persone non supera i 6 omr. Aykan, il turco offre il pranzo a
tutti, visto che sta usufruendo della camera di Riel e della nostra automobile
x visitare alcuni luoghi. Lo ringraziamo e ci mettiamo in cammino. Sulla strada
del ritorno verso Al-Khoud ci fermiamo nei pressi della Palace Roundabout, dove
visitiamo la Zulf moschea caratterizzata dalle sue cupole color verde smeraldo.
Luogo di pace e di spiritualità, la moschea ci regala una mezz’ora di pace e di
tranquillità tra pappagalli e palme da datteri. Rientriamo ad Al-Khoud verso le
18.00, ci facciamo una doccia e approfittiamo del Wi-Fi per dare notizie in
Italia. Alle 20.00 usciamo per la cena in centro Al-Khoud, dove il solito
turkish restaurant ci aspetta con i suoi magnifici Shawarma. Terminata la cena,
chiediamo al turco proprietario del locale dove sia possibile fumare in zona la
shisha. Non c’è da camminare molto, basta raggiungere l’angolo opposto dove
entriamo nel giardino del Rende-vouz Hotel and Restaurant. C’è un sacco di
omaniti nel giardino che si godono la shisha guardando il Barcellona al grande
schermo. Tra gli altri anche un tavolo con un piccolo gruppo di western.
Stasera assaggeremo limone e menta.
13 GENNAIO: GRAND
MOSQUE -- NAKHAL -- RUSTAQ
Dopo una colazione a base di omlet e tè, sempre gentilmente preparata da Riel, usciamo tutti e quattro con la nostra automobile in direzione della Grande Moschea. Questa Moschea è un capolavoro dell’architettura islamica, e dono del sultano Qaboos al proprio popolo. Dopo aver letto e sentito parlare molo bene del sultano, ci siamo informati in loco di Qaboos Bin Said, colui che da più di quaranta anni ha in mano le sorti del sultanato. Sembra che tutti ne vadano fieri e viene considerato un illuminato tra la società araba e mediorientale. Purtroppo, al momento si trova in una clinica privata di Berlino per motivi di salute. La preoccupazione maggiore per il suo popolo è che non avendo eredi al trono, la sua morte potrebbe creare dei problemi nel futuro del Paese. Comunque, lasciamo da parte il sultano, e godiamoci la pace e lo spettacolo che offre la moschea. La visita della moschea è possibile solo dalle 9.00 alle 11.00 del mattino escluso naturalmente il Venerdì, giorno di preghiera per i musulmani. Inutile dire che per visitarla c’è bisogno di un abbigliamento decente, per gli uomini evitare i pantaloni corti e le canottiere, mentre le donne devono assolutamente avere la testa coperta da un velo e maniche lunghe. In compagnia di Riel e Aykan, entriamo nella maestosa sala, dove i fedeli vengono a pregare. Il suolo della sala è ricoperto da un tappeto dell’Iran di 70x60 metri, mentre dalla cupola centrale scende un maestoso lampadario di cristallo. Con una capacità di 20.000 fedeli è considerato il simbolo dell’Oman ed è stata la moschea più grande al mondo fino a che non le è stato rubato il primato dalla nuova moschea di Abu Dhabi. Il suo minareto misura più di 45 metri e insieme agli altri più piccoli minareti, costituiscono i 5 pilastri della religione islamica. La testimonianza di fede ( SHAHADA ) Le preghiere rituali ( SALAH ) L’elemosina ( ZAKAT ) Il digiuno durante il Ramadan ( SAWM ) Il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita ( HAJJ ). Questa visita è assolutamente da non perdere se ci si trova da queste parti, anche solo per uno scalo nella capitale omanita. All’uscita, salutiamo i nostri due compagni di avventure i questi due giorni e ringraziamo Riel per la sua ospitalità. Mentre loro se ne andranno verso le spiagge ad est di Muscat, noi proseguiremo lungo la costa fino a Barka, dove abbiamo intensione di rifermarsi al ristorante pakistano di ieri, per poi proseguire verso sud in direzione di Nakhal. Dopo l’ottimo pranzo a base di Beef Tikka e Chicken grilled Shashlic, raggiungiamo il forte di Nakhal, situato ai piedi dei monti Hajars occidentali. Il forte di Nakhal, è stato costruito nel 1834 dall’imam Said Bin Sultan. Dalle torri del forte, è possibile ammirare la pianura di Batinah, che si estende fino al mar. Adagiato ai piedi dei Monti Hajars, è uno dei forti più visitati dell’Oman, è ben tenuto, e il suo ingresso costa 500 baiza. Dopo aver lasciato il forte, chiediamo informazioni su come arrivare alle sorgenti calde di Ath-Thowra, dove dell’acqua calda fuoriesce dalle pareti del Wadi. Il luogo è frequentato dalle famiglie omanite che sono intente ad assaporare le loro carni cotte alla griglia. Noi ne approfittiamo delle tiepide acque per un po’ di fishing pedicure, offerto dai piccoli pesciolini che abitano le acque delle sorgenti. Lasciamo Nakhal e raggiungiamo Al-Rustaq alle 17.00, dove con qualche indecisione, individuiamo la casa di Dave e Christine, la coppia di expat che ci ospiteranno per le prossime due notti. Stasera, ci sarà una festa in casa per salutare uno dei professori collega di Dave, che si trasferisce in Corea del Sud. Tra gli invitati un signore italiano di nome Mario, insegnante di Economia presso il Collegio di Al-Rustaq. Un po’ di Turkish food, un paio di birre e tanto whisky ( non per noi due ) e la serata passa allegramente nella terrazza, suonando alcune canzoni con la chitarra. E noi comprendiamo sempre più cosa significa vita da EXPAT in un Paese Arabo.
Dopo una colazione a base di omlet e tè, sempre gentilmente preparata da Riel, usciamo tutti e quattro con la nostra automobile in direzione della Grande Moschea. Questa Moschea è un capolavoro dell’architettura islamica, e dono del sultano Qaboos al proprio popolo. Dopo aver letto e sentito parlare molo bene del sultano, ci siamo informati in loco di Qaboos Bin Said, colui che da più di quaranta anni ha in mano le sorti del sultanato. Sembra che tutti ne vadano fieri e viene considerato un illuminato tra la società araba e mediorientale. Purtroppo, al momento si trova in una clinica privata di Berlino per motivi di salute. La preoccupazione maggiore per il suo popolo è che non avendo eredi al trono, la sua morte potrebbe creare dei problemi nel futuro del Paese. Comunque, lasciamo da parte il sultano, e godiamoci la pace e lo spettacolo che offre la moschea. La visita della moschea è possibile solo dalle 9.00 alle 11.00 del mattino escluso naturalmente il Venerdì, giorno di preghiera per i musulmani. Inutile dire che per visitarla c’è bisogno di un abbigliamento decente, per gli uomini evitare i pantaloni corti e le canottiere, mentre le donne devono assolutamente avere la testa coperta da un velo e maniche lunghe. In compagnia di Riel e Aykan, entriamo nella maestosa sala, dove i fedeli vengono a pregare. Il suolo della sala è ricoperto da un tappeto dell’Iran di 70x60 metri, mentre dalla cupola centrale scende un maestoso lampadario di cristallo. Con una capacità di 20.000 fedeli è considerato il simbolo dell’Oman ed è stata la moschea più grande al mondo fino a che non le è stato rubato il primato dalla nuova moschea di Abu Dhabi. Il suo minareto misura più di 45 metri e insieme agli altri più piccoli minareti, costituiscono i 5 pilastri della religione islamica. La testimonianza di fede ( SHAHADA ) Le preghiere rituali ( SALAH ) L’elemosina ( ZAKAT ) Il digiuno durante il Ramadan ( SAWM ) Il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita ( HAJJ ). Questa visita è assolutamente da non perdere se ci si trova da queste parti, anche solo per uno scalo nella capitale omanita. All’uscita, salutiamo i nostri due compagni di avventure i questi due giorni e ringraziamo Riel per la sua ospitalità. Mentre loro se ne andranno verso le spiagge ad est di Muscat, noi proseguiremo lungo la costa fino a Barka, dove abbiamo intensione di rifermarsi al ristorante pakistano di ieri, per poi proseguire verso sud in direzione di Nakhal. Dopo l’ottimo pranzo a base di Beef Tikka e Chicken grilled Shashlic, raggiungiamo il forte di Nakhal, situato ai piedi dei monti Hajars occidentali. Il forte di Nakhal, è stato costruito nel 1834 dall’imam Said Bin Sultan. Dalle torri del forte, è possibile ammirare la pianura di Batinah, che si estende fino al mar. Adagiato ai piedi dei Monti Hajars, è uno dei forti più visitati dell’Oman, è ben tenuto, e il suo ingresso costa 500 baiza. Dopo aver lasciato il forte, chiediamo informazioni su come arrivare alle sorgenti calde di Ath-Thowra, dove dell’acqua calda fuoriesce dalle pareti del Wadi. Il luogo è frequentato dalle famiglie omanite che sono intente ad assaporare le loro carni cotte alla griglia. Noi ne approfittiamo delle tiepide acque per un po’ di fishing pedicure, offerto dai piccoli pesciolini che abitano le acque delle sorgenti. Lasciamo Nakhal e raggiungiamo Al-Rustaq alle 17.00, dove con qualche indecisione, individuiamo la casa di Dave e Christine, la coppia di expat che ci ospiteranno per le prossime due notti. Stasera, ci sarà una festa in casa per salutare uno dei professori collega di Dave, che si trasferisce in Corea del Sud. Tra gli invitati un signore italiano di nome Mario, insegnante di Economia presso il Collegio di Al-Rustaq. Un po’ di Turkish food, un paio di birre e tanto whisky ( non per noi due ) e la serata passa allegramente nella terrazza, suonando alcune canzoni con la chitarra. E noi comprendiamo sempre più cosa significa vita da EXPAT in un Paese Arabo.
Dopo la festa di ieri sera, ci
svegliamo con calma, e lasciamo la casa non prima delle 10.00. Raggiungiamo il
Souq del pesce, dove una diecina di venditori omaniti, sono intenti a
contrattare il prezzo della loro merce con i compratori. Enormi barracuda,
tonni di varie dimensioni, pesci vela, Amur, sgombri e tantissimi crostacei,
sono in mostra nei piccoli banchi rialzati del mercato. Oggi non è proprio il
giorno ufficiale del mercato settimanale, e quindi sono in pochi ad esporre
merci, ma i pesci hanno veramente un aspetto invitante. Lasciamo il Souq e ci
incamminiamo verso il forte, dove il simpatico responsabile ci fa entrare,
pagando le solite 500 Baiza. Un altro capolavoro dell’architettura, come quello
di Nakhal, questo forte, nasconde un sacco di insidie al suo interno, mentre
dalle sue torri, è possibile ammirare uno dei migliori scorci sulle piantagioni
circostanti. Sulla strada del ritorno, ci addentriamo tra le vie di Al-Rustaq,
ed incontriamo una scolaresca che sta tenendo una lezione di arabo, in un
cortile di una casa abbandonata. Le maestre, giovanissime, invitano Elisa a
raggiungerle, anche se il loro inglese è veramente insufficiente. Chiedono di
scattare due foto poi si riordinano improvvisamente mentre un’anziana signora
esce dalla porta di un fatiscente edificio a lato del piazzale. Lasciamo il
disturbo e proseguiamo verso la nostra auto. A pochi passi dal centro,
raggiungiamo una piccola moschea, dove una sorgente di acqua calda invita i
pellegrini alle abluzioni prima della preghiera. Naturalmente ci sono due zono
diverse per i bagni, una per gli uomini, situata nei pressi della sorgente e
un’altra riservata alle donne, 100 metri più a valle. Scambiamo due chiacchere
con un omanita, appena uscito dalla preghiera di mezzogiorno, il quale ci
invita a visitare il castello di Al-Hzm, situato 15 km dalla cittadina.
Seguiamo il suo consiglio, non prima però di assaporare un ottimo piatto di
mutton rice. Una volta raggiunto Al-Hzm, un omanita vestito in abiti
tradizionali, ci accoglie al castello con dei datteri e una tazza di caffè, ma
ricordatevi di scuotere la tazza vuota, mentre la restituite, altrimenti sarete
serviti per altre due volte. Secondo l’omanita che ci accompagna nelle prime 3
stanze, all’interno del castello, si aggirerebbero i famosi spiriti benigni; i
JINN. I parole povere sarebbero gli spiriti o i geni delle lampade descritti
accuratamente nei testi arabi, primo fra tutti LE MILLE E UNA NOTTE. Visitiamo
il labirintico castello con gli occhi bene aperti, sperando vivamente di
trovarne uno per poter esprimere qualche desiderio, ma nulla da fare. Con il
richiamo del Muezzin in sottofondo, ci godiamo la splendida vista che ci offre
la terrazza superiore del castello, poi rientriamo verso Al-Rustaq dove ci
attendono Dave e Christine. Stasera usciremo tutti e 4 per una cena a base di
pollo e montone. Offriremo noi la cena, che non raggiunge i 5 omr.
Oggi sarà un giorno di spostamento,
piuttosto lungo. Percorriamo la bellissima statale 10 fino alla città di Ibri,
per poi imboccare una deviazione, non segnalata naturalmente, per il villaggio
di Al-Ayn. Devo essere sincero, le strade sono ben tenute, in ottime
condizioni, ma la segnaletica lascia un po’ a desiderare, soprattutto nelle
zone remote. Ci è capitato spesso di sbagliare strada, pur avendo una buona
mappa e a volte rimane molto difficile individuare i luoghi d’interesse. Se
chiedi ad un indiano che incontri per strada è finita, non ti aiuta assolutamente
e soprattutto non riesce a dire di no, quindi se chiedi se va bene la strada
lui risponderà di SI’ anche se non è vero. Gli omaniti invece sono molto più
gentili, anche se a volte non sono a conoscenza di certi siti turistici. Nel
caso delle tombe di Al-Ayn e Bat, è stato piuttosto difficoltoso incontrarle,
ma finalmente dall’auto le abbiamo individuate proprio mentre pensavamo di
tornare indietro, su un’altra strada. Le tombe , dichiarate Patrimonio
dell’Umanità dall’Unesco, si trovano ai piedi dello spettacolare Jebel Misht e
sono una chicca per gli appassionati di archeologia. Sembra che risalgano al
periodo compreso tra il 3000 e il 2000 a.C. e potevano ospitare le salme di ben
200 persone. Raggiungiamo le tombe con una passeggiata attraversando
piantagioni e il letto di un fiume, poi risaliamo la collina fino al sito
archeologico. Da Al-Ayn, rientriamo nella strada principale, e prima di
raggiungere Nizwa, nostra meta finale, ci fermiamo a Bahla, dove ne
approfittiamo per un pranzo a base di thali indiano. Considerata una delle
città fortificate più belle del mondo ( forse anche troppo ) Bahla, è
caratterizzata da 7km di cinta muraria e, secondo una leggenda, è stata
costruita da una donna, circa 7 secoli fa. Anch’esso, dichiarato Patrimonio dell’Umanità,
regala una visita emozionante ed è senza dubbio il più grande forte che abbiamo
visitato fino ad ora. Peccato che non ci sia neppure un opuscolo o qualche
indicatore, per capire meglio a cosa servissero ogni singola stanza. Resta
comunque impressa negli occhi la meravigliosa vista del forte, che offre la
nuova porta della città. Alle 17.30 raggiungiamo Nizwa e grazie alle
indicazioni di Kendrick ( il filippino che ci ospiterà le prossime due notti )
raggiungiamo il Supermercato Lulu, dove ci troviamo con un gremito gruppo di
professori filippini residenti a Nizwa. Dopo la cena approfittiamo del nostro
ospitante, per conoscere meglio la vita di Nizwa, ma anche qualche luogo
nascosto tra le isole del suo Paese.
Fortunatamente, senza averlo
programmato, siamo giunti a Nizwa proprio durante il giorno del mercato
settimanale del venerdì. Insieme a Kendrick, raggiungiamo la zona del Souq di
buon ora per osservare meglio il mercato degli animali. La scena che ci si
presenta di fronte, è alquanto suggestiva. Un enorme cerchio, formato dagli
omaniti compratori e una serie di venditori che girano in cerchio, con
pecore e agnelli in braccio, formano un
quadretto eccezionale. Mi siedo accanto ad un compratore e cerco di capirci
qualcosa, ma il mio sguardo viene subito attratto da una signora con uno
splendido abito. Infatti, fino ad adesso non avevamo visto nessuna donna
beduina o comunque dei villaggi remoti delle montagne, che oltre ad indossare
abiti più colorati del consueto nero, sono caratterizzate dalle loro maschere
che coprono il volto. Un paio di gruppi di francesi si aggirano tra la folla
accompagnati dai loro autisti che in fretta si dirigono al Souq per comprare
datteri e halva( dolce tipico omanita ), poi risalgono nelle loro jeep bianche
e svaniscono come degli extraterrestri. Noi, dedichiamo invece un paio d’ore
alla visita del Souq, ci dirigiamo in un patio, dove i più giovani omaniti sono
intenti a vendere i volatili: piccioni, colombe, canarini e tanti altri tipi di
uccelli, tutti messi in mostra per gli acquirenti. Sembra che ogni omanita,
abbia in casa almeno una gabbia con uccelli. In uno dei tanti banchi del Souq
ci fermiamo a degustare un caffè offerto dal negoziante accompagnato da un
assaggio di halva. Ci ripromettiamo che prima di andarsene compreremo un po’ di
questo dolce da riportare in Italia. Alle 11.30, lasciamo Nizwa per dirigersi
in direzione del Jebel Shams, che però già sappiamo di no poter raggiungere
fino alla vetta ( necessario un 4x4 ). Kendrick, però ci dice che ne vale
proprio la pena attraversare le strade del Wadi Ghoul, dove possiamo ammirare
alcuni piccoli villaggi di montagna abbandonati. In alcuni casi, devo ingranare
la prima marcia per poter proseguire sulle ripide salite del Wadi Ghoul e in
meno di un’ora, raggiungiamo un altopiano dove lasciamo la nostra auto. Da qui
è necessario un 4x4 e x chi vuole raggiungere la vetta può magari chiedere un
passaggio ai fuoristrada che passano. Ammiriamo il panorama che ci offre il
Wadi e al rientro metto a dura prova i freni della nostra Toyota Yaris. Ci
soffermiamo per un paio di foto lungo la strada, dove un piccolo villaggio
abbandonato, si confonde tra le rocce delle montagne e le palme da datteri.
Dopo qualche km, raggiungiamo il vecchio centro di Al-Hamra., dove il villaggio
semiabbandonato in stile yemenita, ci invita ad esplorare il dedalo di vie deserte. In una delle case, ci accoglie una
famiglia omanita che ci offre del caffè e dei datteri. Nessuno naturalmente parla
inglese. Ci fermiamo per un pranzo lungo la via principale del villaggio, anche
se non è stato facile trovare un ristorante aperto. Oggi è venerdì e fino alle
4 i locali sono chiusi. Ricordatevelo ! Oggi mutton kebab per tutti. A pochi
minuti di guida da Al-Hamra, si trova un altro spettacolare villaggio di
montagna: Misfat al Abriyyin, in stato di conservazione migliore del precedente
e soprattutto un villaggio dove ancora gli abitanti ci vivono, spostandosi con
gli asini o a piedi lungo le pareti in cemento dei falaji. Adagiato, sulle
ripidi pareti di un wadi, Misfat è un gioiello dei monti Hajars occidentali,
con le torri strategiche a difendere gli abitanti, sparse qua e là tra le rocce
della montagna. Dopo essersi inoltrati tra le piantagioni e i falaji di Misfat,
attraversiamo con la nostra auto il wadi per godere della migliore vista sul
villaggio. Da questa parte. Misfat ricorda un presepe vivente. Rientriamo a
Nizwa per incontrarsi di nuovo con i filippini amici di Kendrick. Stasera
ceneremo nei pressi del Souq, seduti nel bel mezzo del mercato serale delle
auto usate. Mangiamo spiedini di pollo, manzo e calamari, mentre diamo
un’occhiata alle autovetture in mostra. Prima di andare a dormire, assaggiamo
una delle specialità omanite; il Karak. Tè allo zenzero o alle spezie in
generale. Lascio il gruppo di filippini per avvicinarmi ad un secondo gruppo di
omaniti che stanno sorseggiando il loro tè tra una mossa e l’altra di domino.
MI invitano a giocare, ma io mi limito a sedere accanto e ad osservare, prima
di andare a dormire.
Ci svegliamo alle sette e facciamo una
ricca colazione in compagna di Kendrick. Ringraziamo il simpatico filippino per
la sua ospitalità, e prima delle 8 ci mettiamo in strada. Prima di lasciare
Nizwa, facciamo il pieno con appena 9€ e ci dirigiamo verso Sinaw. Percorriamo
per un paio d’ore un’ottima strada, fino al centro della cittadina, dove ci
riposiamo per un caffè. Giusto a lato del coffe shop, un barbiere, mi invita ad
entrare e non mi faccio scappare l’occasione di farmi radere la barba in stile
omanita. Ottimo risultato ad una spesa minima: poco più di 2€. Da Sinaw,
prendiamo la statale 32 che si addentra per 190km all’interno del Ramlat
Al-Wihibah, un piatto e desolato deserto che ci accompagna fino alla cittadina
di Muhut. Solo qualche piccola duna, qualche cespuglio e un paio d’incontri
ravvicinati con dromedari, interrompono la routine del viaggio. A Muhut, ci
fermiamo per un pranzo a base di Chicken curry e alle 14.00 siamo al porto di
Shannah. Acquistiamo il biglietto presso l’edificio statale che si trova prima
del ponte sulla sinistra e attendiamo la partenza del ferry. Alle 15.00 in
punto salpiamo verso Hilf, unica cittadina di Masirah Island. Durante la
navigazione, conosciamo un simpatico omanita dell’equipaggio, che passa la
maggior parte dell’anno nel canale di Masirah. Ci fa conoscere il capitano, un
estone che ci fa entrare in cabina e ci fa accomodare ai posti di comando. Solo
perché oggi il mare è perfettamente piatto e non ci sono grossi problemi. Dopo
un’ora di navigazione raggiungiamo Hilf e noi ci dirigiamo direttamente verso
sud. Grazie a delle ricerche on-line abbiamo evitato di pernottare in uno dei
tre alberghi della cittadina, e abbiamo optato per un camping situato a Masirah
Sur. Adagiato in mezzo al nulla e di fronte al mare, questo piccolo ma efficace
campeggio sarà la nostra casa per i prossimi giorni. Vogliamo esplorare bene
l’isola e le baie della costa. Ad accoglierci c’è un indiano del Kerala di nome
Luky, che ci fa accomodare nel nostro spartano bungalow. Il campeggio è
deserto, non c’è anima viva in giro a parte gli uccelli e un paio di dromedari.
La lunghissima spiaggia ci attende per una bellissima passeggiata sotto il
tramonto. Per cena, Luky ci prepara dell’ottimo pesce con riso. Per finire la
serata in bellezza, fumiamo shisha sotto le stelle di Masirah, in attesa di
andare a letto.
18
GENNAIO: GHASHAR SHIK BEACH ( MASIRAH ISLAND )
Mi sveglio molto presto, e decido di uscire per una passeggiata in attesa che esca il sole. Nella spiaggia del campeggio, non è possibile fare il bagno, perché la bassa marea rende impossibile la balneazione. Ma per gli amanti del birdwatching queste basse acque sono un paradiso. Mentre passeggio, stormi di fenicotteri e di piccoli uccelli svolazzano di fronte a me, mentre ad est sta facendo capolino il sole. Non appena nasce il sole, tra le dune della spiaggia, intravedo due dromedari che cerco di raggiungere; troppo tardi, oramai stanno scomparendo nell’entroterra ed io rientro in campeggio. Alle 8.00, come d’accordo con Luky, rientro per la colazione. Sarà una colazione abbondate, che ci farà saltare anche il pranzo; Pancake, pane burro, marmellata, frutta, caffè, succo di frutta e etc etc. Alle 9.30 saliamo sulla nostra auto e dopo un paio di soste raggiungiamo la nostra la meta. Dopo una serie di ricerche sul web, visto che sulla guida non c’è assolutamente scritto nulla, avevo visto un paio di foto di un piccolo villaggio abbandonato nel sud dell’isola. Non potete immaginare lo stupore, quando imbocco la strada per raggiungere il villaggio di pescatori. Dal bivio si può già notare lo splendido colore dell’acqua che contrasta con l’abbagliante bianco della sabbia. Parcheggiamo l’auto nei pressi di una baracca e ci incamminiamo nella soffice sabbia: sembra borotalco. Raccogliamo alcuni legni e qualche corda e ci prepariamo la nostra capanna per affrontare il sole di mezzogiorno. Ne approfitto subito per un bagno indimenticabile, tra aironi, beccacce e fenicotteri. I colori del mare sono incredibili, e più che in una cartolina, mi sembra di essere dentro un sogno. La mattinata passa tra un bagno e una passeggiata, mentre la bassa marea si porta via l’acqua. Nelle prime ore del pomeriggio, dovrò camminare per almeno 3/400 metri prima di potermi immergere nelle acque turchesi del canale di Masirah. Elisa, nel frattempo cerca di scambiare due parole con tre ragazze sedute su una barca, ma lo scoglio della lingua in questi casi è troppo grande. I colori dei vestiti delle ragazze, ci riportano per un attimo in india. Decidiamo di spostarsi e dare un’occhiata alle spiagge del sud est e dopo aver aggirato il faro, ci fermiamo per un ulteriore bagno nei pressi di Arf, dove una bianchissima e fine spiaggia, ci aspetta con le immancabili imbarcazioni dei pescatori. Giusto il tempo di un’altra passeggiata e poi risaliamo la costa orientale fino ad Amq, dove svoltiamo a sinistra per rientrare al nostro campeggio. Stasera, faremo cena con Dal e chapati, poi la solita shisha prima di andare a dormire. Durante la cena, l’omanita che gestisce il Camp, ci da delle importantissimi informazioni sulle stelle e ci invita a visitare la spiaggia di 5km che si estende a nordest. Prima di salutarci, ci consegna una maschera per praticare snorkeling. Lo ringraziamo e continuiamo a gustare la nostra cena. Anche stasera, andremo a letto molto presto; sono le 21.30, ma da queste parti c’è ben poco da fare, a parte ammirare lo spettacolo del cielo stellato, in completo silenzio.
Mi sveglio molto presto, e decido di uscire per una passeggiata in attesa che esca il sole. Nella spiaggia del campeggio, non è possibile fare il bagno, perché la bassa marea rende impossibile la balneazione. Ma per gli amanti del birdwatching queste basse acque sono un paradiso. Mentre passeggio, stormi di fenicotteri e di piccoli uccelli svolazzano di fronte a me, mentre ad est sta facendo capolino il sole. Non appena nasce il sole, tra le dune della spiaggia, intravedo due dromedari che cerco di raggiungere; troppo tardi, oramai stanno scomparendo nell’entroterra ed io rientro in campeggio. Alle 8.00, come d’accordo con Luky, rientro per la colazione. Sarà una colazione abbondate, che ci farà saltare anche il pranzo; Pancake, pane burro, marmellata, frutta, caffè, succo di frutta e etc etc. Alle 9.30 saliamo sulla nostra auto e dopo un paio di soste raggiungiamo la nostra la meta. Dopo una serie di ricerche sul web, visto che sulla guida non c’è assolutamente scritto nulla, avevo visto un paio di foto di un piccolo villaggio abbandonato nel sud dell’isola. Non potete immaginare lo stupore, quando imbocco la strada per raggiungere il villaggio di pescatori. Dal bivio si può già notare lo splendido colore dell’acqua che contrasta con l’abbagliante bianco della sabbia. Parcheggiamo l’auto nei pressi di una baracca e ci incamminiamo nella soffice sabbia: sembra borotalco. Raccogliamo alcuni legni e qualche corda e ci prepariamo la nostra capanna per affrontare il sole di mezzogiorno. Ne approfitto subito per un bagno indimenticabile, tra aironi, beccacce e fenicotteri. I colori del mare sono incredibili, e più che in una cartolina, mi sembra di essere dentro un sogno. La mattinata passa tra un bagno e una passeggiata, mentre la bassa marea si porta via l’acqua. Nelle prime ore del pomeriggio, dovrò camminare per almeno 3/400 metri prima di potermi immergere nelle acque turchesi del canale di Masirah. Elisa, nel frattempo cerca di scambiare due parole con tre ragazze sedute su una barca, ma lo scoglio della lingua in questi casi è troppo grande. I colori dei vestiti delle ragazze, ci riportano per un attimo in india. Decidiamo di spostarsi e dare un’occhiata alle spiagge del sud est e dopo aver aggirato il faro, ci fermiamo per un ulteriore bagno nei pressi di Arf, dove una bianchissima e fine spiaggia, ci aspetta con le immancabili imbarcazioni dei pescatori. Giusto il tempo di un’altra passeggiata e poi risaliamo la costa orientale fino ad Amq, dove svoltiamo a sinistra per rientrare al nostro campeggio. Stasera, faremo cena con Dal e chapati, poi la solita shisha prima di andare a dormire. Durante la cena, l’omanita che gestisce il Camp, ci da delle importantissimi informazioni sulle stelle e ci invita a visitare la spiaggia di 5km che si estende a nordest. Prima di salutarci, ci consegna una maschera per praticare snorkeling. Lo ringraziamo e continuiamo a gustare la nostra cena. Anche stasera, andremo a letto molto presto; sono le 21.30, ma da queste parti c’è ben poco da fare, a parte ammirare lo spettacolo del cielo stellato, in completo silenzio.
Seconda mattinata al Masirah Beach
Camp. Mi sveglio alle 07.15 e mi regalo una bellissima passeggiata in riva al
mare. Facciamo colazione e prima delle 09.00 ci mettiamo in strada in direzione
di Hilf. Facciamo rifornimento e acquistiamo della frutta per passare la
giornata in spiaggia. Diamo un’occhiata alla spiaggia situata nei pressi del
Masirah Island Resort. Spiaggia lunghissima, ma niente di eccezionale, e
soprattutto nulla a che vedere con le spiagge del sud. Come già immaginavamo,
ci dirigiamo nuovamente verso le spiagge meridionali e ci fermiamo nei pressi
di Khasit, dove una bianchissima e fine spiaggia ci attende. All’arrivo in
spiaggia, facciamo due passi e liberiamo una tartaruga impigliata in delle
rete. Non mi era mai capitata una cosa del genere, e l’adrenalina è salita alle
stelle. Tutto dipendeva da noi. Non avevamo con noi neppure un coltellino o
similari ma con la forza e con il tempo ce l’abbiamo fatta. All’inizio, la
tartaruga sembrava molto disorientata, ma poi finalmente ha ripreso la strada
verso il mare e si è immersa. Grazie alla maschera dataci da Mansur ieri sera,
possiamo ammirare dei bellissimi coralli a pochi metri dalla riva e faccio
incontri ravvicinati con pesci e murene. Bellissimo !!! Passiamo la mattinata
in tranquillità, raccogliendo alcune conchiglie e immergendosi di tanto in
tanto nelle acque turchesi del mar d’Arabia. Nel primo pomeriggio, però
decidiamo di ritornare nei pressi di Ghashar Shik, la magnifica spiaggia di
ieri mattina. Anche se la bassa marea si è portata via un bel po’ di mare, approfittiamo
per esplorare con la maschera i coralli e i pesci della zona. Aspettiamo l’ora
del rientro tra un bagno e l’altro, passeggiando tra gli stormi di gabbiani e
beccacce, poi al tramonto rientriamo al Camp. All’arrivo, troviamo un gruppetto
di ragazzi che stanno bevendo un caffè, e sentendo che sono italiani iniziamo
la conversazione. Alla fine scopriamo che si tratta di Paolo, il gestore di
Casa Oman, di cui avevamo sentito parlare da alcuni amici viaggiatori. Ci
invita a visitarlo a Ras Al-Had, anche se alla fine il giorno che saremo là lui
si troverà a Muscat, poi parliamo un po’ di Viaggiare liberi e degli incontri,
ai quali sarebbe intenzionato a partecipare. Noi lo aspettiamo a braccia aperte. Salutiamo
il gruppo che fa rientro a Hilf, mentre noi ci apprestiamo a consumare la
nostra cena in compagnia di Mansur e dei suoi cugini provenienti da Nizwa.
Divideremo il tavolo e il narghilè con i tre simpatici omaniti e passeremo una
serata rilassante a parlare di viaggi. Dopo i saluti, paghiamo il conto a
Mansur dei 3 giorni passati al Camp e ce ne andiamo a dormire, in attesa di
rientrare nella terraferma.
Questa notte, un forte vento ha portato pioggia sull’isola e al mattino, Luky ci dice che a Muscat ci sono state inondazioni piuttosto consistenti. Ci svegliamo sotto una tempesta di sabbia e il nostro pensiero va alla traversata in traghetto. Dopo colazione ci dirigiamo verso il molo di Hilf e ci rendiamo conto subito che i collegamenti sono limitati. I ferry privati non escono in mare, creando una lunga coda anche per l’acquisto del ferry governativo. Dopo un’ora e mezza di spintoni e qualche parola di troppo, finalmente compriamo il nostro biglietto. Ma la partenza è prevista per le 12.00 e sono solo le 9.30 . In un angolo dell’ufficio, vediamo Paolo di Casa Oman, che sta cercando di comprare anche lui il biglietto. Visto il forte vento e la sabbia trasportate in giro, non c’è neppure la possibilità di fare due passi e decidiamo di fare degli acquisti all’interno di un supermercato, poi ci sediamo per un caffè e approfittiamo del Wi-Fi del negozio accanto per spendere la nostra ultima ora a Masirah. Alle 11.30 procediamo all’imbarco . La situazione è un po’ tesa, ci vengono consegnati delle pasticche x il mal di mare, sacchetti in caso di mal di pancia e alla tv iniziano a spiegare come comportarsi in caso di naufragio ( cosa che non era stata fatta all’andata ) Il traghetto, a differenza del viaggio di andata è pieno e si sono creati dei piccoli problemi per la sistemazione delle donne che viaggiavano. Infatti il catamarano è suddiviso in due parti ( una x uomini e l’altra x donne o famiglie ) e alcuni uomini si sono dovuti sistemare nella family zone… A volte questa loro rigidità è un po’ troppo eccessiva, ma le culture vanno rispettate. Dunque nelle due file ai finestrini vengono sistemate le donne, tra l’altro tutte in abiti coloratissimi con maschere tipiche dei villaggi rurali, mentre gli uomini nelle 3 file al centro del traghetto. Il viaggio è iniziato subito con un lieve scontro con l’altro catamarano ancorato nel porto, ma x fortuna con nessuna conseguenza, poi fortunatamente, lungo tutto il tragitto, il mare non era poi così movimentato, e il passaggio fino a Shannah è risultato piuttosto tranquilli. Ad accompagnarci una serie di puntate di Mr. Bean che hanno reso l’atmosfera più allegra. A dir la verità già la presenza delle beduine avevano reso l’atmosfera allegra, tipica di un qualsiasi carnevale… Una volta giunti nella terra ferma, prendiamo la statale 35 dove avevamo intensione di scendere per ammirare le dune del deserto; ma la tempesta di sabbia ci ha fatto proseguire dritti, augurandosi di arrivare alla fine al più presto. Il problema principale di questo tratto stradale, è stato superare, con la nostra auto, le dune di sabbia che si sono create lungo la strada a causa della tempesta. Mi sono messo dietro ad un 4x4 che ha attraversato la prima piccola duna senza problemi e abbiamo pensato seriamente di tornare indietro. Dopo aver visto passare una Toyota simile alla nostra, anche se con qualche difficoltà. Decidiamo di provare anche noi. Dopo la prima volta, le successive saranno un gioco da ragazzi anche se a ripensarci dopo abbiamo messo a rischio la salute nostra e dell’automobile. Di sicuro, anche se fossimo rimasti insabbiati, un’anima gentile con la 4x4 ci avrebbe aiutato di sicuro, comunque, sarebbe meglio non rischiare troppo. Dopo circa 100 km a passo lento, raggiungiamo Khuwaymah, dove ci fermiamo in un polveroso ristorante yemenita. Sembra che la tempesta stia passando, e dopo aver mangiato tuna and rice usciamo che sembra quasi tutto finito. Con un paio di ore di ritardo sulla tabella di marcia, raggiungiamo il villaggio costiero di Al-Ashkarah, dove ci sistemiamo nell’unico albergo. La doppia con bagno privato ci viene consegnata sotto pagamento di 10 Omr Usciamo prima che tramonti il sole per le strette vie del villaggio; facciamo conoscenza con un gruppo di bimbi che chiedono di essere fotografati Passiamo del tempo in loro compagnia, poi ci dirigiamo verso il centro, dove sono concentrati i coffe shop. Ci sediamo per un chai sotto lo sguardo incredulo dei passanti. Chiediamo al gestore del caffè di dove siano originarie tutte quelle persone e ci viene spiegato che l’80% degli abitanti del villaggio vengono dal Bangladesh. Mentre assaporiamo il nostro tè, ammiriamo la gente che accorre al richiamo del muezzin, mentre una cosa ci salta alla mente. Non abbiamo visto nessuna donna in giro da circa 4 ore.
Oggi devo dire che è stata una delle
giornate più interessanti dell’intero viaggio. Usciti dall’hotel di
Al-Ashkarah, abbiamo preso la strada in direzione di Sur, e all’altezza di
Jalan Bani Bu Ali, abbiamo deciso di fare una deviazione per visitare un forte
in rovina e una moschea molto singolare. La moschea, è caratterizzata da 52
cupole e un falaji che la attraversa, adibito alle abluzioni dei pellegrini.
Scattiamo qualche foto e poi ci fermiamo per un caffè. Un simpatico signore che
si siede vicino a noi, appena giunto con una bicicletta, ci pagherà i due chai
e ci invita a ripassare di lì prima di rientrare in Italia. Non so se sarà
possibile, comunque lo ringraziamo e ci mettiamo in strada nuovamente. Dopo
pochi chilometri, un paio di torri e le rovine di un villaggio, ci invitano a
fermare la nostra auto nei pressi della cittadina di AL-Kamil. Entriamo nelle
strette vie della zona vecchia e veniamo subito abbordati da un gruppo di
bambini in bicicletta. Ci hanno portato in giro tra le torri e i falaji di
Al-Kamil, abbiamo visitato una piccola moschea e abbiamo immerso i nostri piedi
nell’acqua calda di uno dei falaji del villaggio. Ringraziando le guide
improvvisate, rientriamo alla nostra auto e compriamo qualcosa per il pic-nic
da consumare al Wadi Bani Kalid. Le acque cristalline e calde provenienti dai
monti Hajar, ci invitano ad immergersi.
Considerato uno dei luoghi più visitati del Paese, il wadi, con i suoi
falaji, le piantagioni di datteri e le pozze d’acqua, richiama un consistente
numero di turisti. Noi ci dirigiamo verso le grotte, allontanandoci dalla
piscina principale, e ci accomodiamo per il pic-nic. Prima del tramonto,
riprendiamo la strada verso Sur, ma non appena imboccata la Muscat-Sur High way
un paio di dune rosse sulla nostra destra ci catturano l’attenzione. Qui
infatti siamo ai margini delle Wahiba Sands e decidiamo di fare un’ennesima
deviazione nonostante l’ora tarda. Prendiamo la prima pista a destra che
troviamo, ben battuta, senza problemi di insabbiarsi e raggiungiamo i piedi di
una grande duna. Ci concediamo una passeggiata nelle dune del deserto sotto il
tramonto e alle 18030 riprendiamo la strada in direzione di Sur. Un ora circa
di strada e parcheggiamo la nostra autovettura nei pressi del portone del Sur
Hotel. Per 20 omr ci accomodiamo nella doppia con bagno privato, dotata di
qualsiasi FACILITIES.. Così ci ha garantito il pakistano della reception. Prima
della cena facciamo un giro nel labirintico Souq delle donne, dove le signore
sono intente a comprare vestiti e abiti. Tutte rigorosamente coperte in volto.
Ci perdiamo tra le vie e dopo un’oretta circa ci ritroviamo alle spalle del
nostro hotel dove consumiamo la nostra cena a base di pesce, naturalmente !
Questa mattina, per colazione, decidiamo di dirigersi verso una delle pasticcerie, avvistate ieri sera nei pressi del Souq. Prendiamo un vassoio di Baklawa e un paio di dolcetti al cocco, poi ci sediamo in uno dei tantissimi coffe shop e ordiniamo un caffè. Oggi, almeno per l’intera mattinata, lasciamo l’auto in disparte, e ci incamminiamo verso la cornice di Sur. Sembra che il mare sia piuttosto mosso e potrebbe rovinarci i piani di oggi pomeriggio. Percorriamo l’intero lungomare, accompagnati dai gabbiani, e raggiungiamo dopo circa mezz’ora, il ponte che attraversa la laguna in direzione di Ayjah. Un omanita, ci invita ad entrare a visitare i cantieri dei Dhow, imbarcazioni tipiche della zona. Al momento stanno costruendo un enorme barca commissionata da un ricco signore del Qatar. Facciamo una visita in compagnia di Mubarack e poi ci dirigiamo verso la torre di avvistamento, dalla quale si gode di una vista eccezionale sulle due cittadine di Sur e Ayjah. All’altezza del Plaza Hotel, risaliamo la collinetta, fino a raggiungere la torre. La baia di Sur, con quella più piccola di Ayjah, confluiscono nella laguna retrostante alle città, proprio nel punto in cui, il ponte sospeso, unisce i due insediamenti. Facciamo due passi anche per Ayjah, dove incontriamo un eccentrico omanita che ci invita a scattare foto all’interno del forte impugnando fucili e spade. Pian piano, rientriamo verso Sur, passando attraverso le strette vie della cittadina e alle 14.00 ci mettiamo in cammino verso Ras Al-Hadd. Proviamo a contattare Paolo di Casa Oman, giusto per una visita di cortesia, ma al momento si trova a Muscat, quindi ci sediamo in un ristorantino dove pranziamo con Chicken Biryani. Raggiungiamo la lunga spiaggia ad ovest del villaggio, dove avevamo intensione di passare il pomeriggio sdraiati al sole. Ma come immaginavamo, il forte vento e il mare mosso smontano un po’ i nostri piani, anche se ne approfittiamo per una lunga passeggiata fino al Ras Al-Hadd Hotel. Ci sorprende il fatto che la spiaggia sia completamente cosparsa di gusci d’uova di tartarughe. Non ne avevamo mai vista una così grossa quantità, ma sapevamo della presenza di molte tartarughe nella zona. Abbondoniamo dopo un paio d’ore l’idea di stendersi al sole, e decidiamo di consumare un po’ di benzina. Sì, infatti invece di chiamare al centro di Ras al Jinz Turtle Reserve, decidiamo di presentarsi di persona. In poco più di 20 minuti raggiungiamo il Naseem Camp, dove facciamo una visita di perlustrazione ai bungalow. Ottimo alloggio per trovarsi nei pressi della riserva, ma a mio parere leggermente costoso. Ci chiedo 50 Omr colazione e cena inclusa . Prenotiamo la nostra visita notturna alla Riserva e poi rientriamo a Sur per una doccia e un po’ di relax. Faremo cena al turkish restaurant a alto della HSBC Bank, con degli ottimi Chicken and Beef Shawarma. Alle 19.30 circa, ripartiamo nuovamente verso Ras Al Jinz, dove ci invitano a sedersi e ad aspettare il momento propizio. Anche se non è la stagione ideale per avvistare le tartarughe, c’è da dire che la Riserva è famosa proprio perché, nelle sue spiagge approdano più di 20.000 esemplari all’anno. Dicono che non ci sia giorno che approdi almeno un esemplare alla spiaggia. Ma oggi, le condizioni sono tutte a sfavore. Il vento, il freddo, la pioggia della scorsa notte e la luna… Ci dicono che rispetto alla media stagionale ci sono almeno 5 gradi in meno stanotte e si sente adir la verità, e questo potrebbe far sì che le tartarughe non si facciano vedere. Alla fine alle 21.50, dopo un paio d’ore di attesa, ci invitano a comprare il biglietto( che fanno pagare solo in caso di avvistamento degli esemplari ) e ci incamminiamo con un gruppo di 8 persone verso la spiaggia. Normalmente il tragitto di circa 1 km viene coperto a piedi, ma visto che c’è una navetta a disposizione dei disabili o gli anziani, stasera i ranger preferiscono non stancarsi troppo. All’arrivo in spiaggia individuiamo subito un esemplare di circa 35kg. Il ranger ci introduce alla vita di questo fantastico animale e ci invita a stare in silenzio. Come ci spiegherà la guida, stasera sarà molto difficile che la tartaruga deponga le uova, le condizioni non sono assolutamente buone, ma come avviene sempre, la tartaruga ci prova per ben due volte, localizzando il luogo che poi abbandonerà, per immergersi nuovamente in mare. Un’esperienza bellissima e indimenticabile. Alle 12.00 siamo nuovamente a Sur, dove ci fermiamo per una Shisha in un ristorante iraniano situato nei pressi del cinema.
Stamani lasceremo Sur, per raggiungere la capitale nel pomeriggio. Come prima cosa, ripassiamo per il Turco dove facciamo colazione con un bel piatto di pollo e chapati e poi ci mettiamo in strada. Dopo pochi chilometri, ci fermiamo lungo la High way per ammirare le rovine della città antica di Qalhat. Per molti potrebbe essere una sosta insignificante, per gli amanti di storia e di archeologia può invece essere motivo di emozioni forti. Infatti ai piedi della tomba di Bibi Miriam si sono accampati in anni assai lontani, viaggiatori del calibro dei Polo e di Ibn Battuta, famoso viaggiatore marocchino che visitò l’intera Asia durante la sua vita. Chi ha letto i suoi libri di viaggio come chi ha letto il milione mi può capire. Riprendiamo la strada in direzione nord ovest e dopo circa mezz’ora raggiungiamo Tiwi\, dove usciamo per visitare il famoso Wadi Shab. In arabo il suo nome significa GOLA TRA LE RUPI e nome più appropriato non gli poteva essere dato. Con una barchetta, attraversiamo la prima parte del wadi e poi ci incamminiamo verso la parte alta. Il sentiero si snoda attraverso piantagioni e falaji e in alcuni tratti c’è anche da superare dei massi un po’ più alti. Nulla di difficile ma bisogna essere in buona forma fisica naturalmente. Raggiungiamo le pozze più alte dove ci immergiamo nelle fredde acque del wadi Ammiriamo la maestosità della natura in completo silenzio e dopo un po’ di relax tra le pareti del canyon, rientriamo verso la nostra auto. Questa mattina ci siamo dimenticati di comprare qualcosa per il pranzo, è venerdì, e i ristoranti sono chiusi: proviamo ad uscire nei pressi di Fins, ma a parte una moschea con i pellegrini in attesa dell’inizio della preghiera, non c’è anima viva. Il problema è il non aver comprato neppure l’acqua, ma un omanita ci invita a bere dalle fontane della moschea. Ho letto in varie parti, che l’acqua omanita è potabile e non ci sono rischi e quindi ne approfittiamo. Il sapore non è dei migliori, ma ce n’era veramente bisogno. Dopo un altro tentativo al villaggio di Dibab, anch’esso andato male, dedichiamo giusto qualche minuto al Sinkhole Park con le sue acque salmastre di color verde-azzurro. È tipo un cenote messicano, dove la gente può immergersi e fare il bagno, c’è chi abbia provato a raggiungere la fine, ma nessuno sembra esserci riuscito. La leggenda parla di un meteorite, la scienza di una formazione calcarea creatasi dopo lo sprofondamento del terreno. Alle 15.30 finalmente raggiungiamo Qurayyat, dove nei pressi di un benzinaio, un ristorante pakistano sta aprendo le porte. Entriamo e mangiamo finalmente qualcosa. Dopo un paio di guida su un’ottima strada, raggiungiamo Al-Malaweh north un quartiere di Muscat situato a 10 minuti dall’aeroporto. Nei pressi del THE WAVE ci incontriamo con Zaneeth, la ragazza di Singapore che ci ospiterà per le nostre ultime due notti omanite. Dopo le presentazioni, raggiungiamo casa e decidiamo di uscire in direzione di Barka, dove si tiene l’annuale MUSCAT FESTIVAL. Un enorme parco, ospita un luna park, un Souq, creato per l’occasione e tanti divertimenti per le famiglie. Mi sembra di tornare indietro di qualche anno, tutti stanno seduti nei prati con i loro tappetti, mangiando e bevendo e soprattutto socializzando. Facciamo qualche conoscenza, anche se non è facile con le famiglie omanite, ceniamo con del pollo e del chapati e visitiamo il Souq. Dopo la simpatica serata, impiegheremo 3 ore per rientrare a casa. Mai vista tanta gente così per strada. Chilometri e chilometri di code sia sulle strade secondarie che sulla High Way.
La giornata di oggi la dedicheremo alla
visita della capitale. Muscat è una cittadina di circa 1 milione di abitanti.
Considerando i 2 milioni e mezzo dell’intero Paese, si può dire che quasi la
metà degli abitanti dell’Oman vivano a Muscat. Ma nonostante ciò, la città è
divisa in tanti distretti e si estende per ben 50 km costieri, rendendo la vita
di città molto piacevole. Il problema per i visitatori, è che le maggiori
attrazioni sono sparse qua e là e senza
un mezzo privato si rischia di saltare da un taxi all’altro. Ennesimo motivo
per cui abbiamo noleggiato un’autovettura. Avendo già visitato la Grand Mosque,
ci dirigiamo verso Mutrah, dove ci attende il più animato fish market
dell’Oman. Nonostante Mutrah sia la parte principale della città si respira un
area da villaggio e il mercato del pesce che si anima ogni mattina lo
evidenzia. Facciamo due passi tra i banchi del pesci, poi ci dirigiamo lungo la Cornice e
all’altezza del Souq attraversiamo la strada. Come già preventivato, facciamo
degli acquisti, anche se per gli amanti dello Shopping c’è poco da scherzare. I
prezzi non sono dei più convenienti, e strappare un po’ di sconto non è cosa
poi poi così facile. Dopo un chai all’interno del Souq e qualche acquisto,
usciamo e rientriamo alla macchina. Sono le 12.00 e decidiamo di dirigersi
verso la città vecchia dove ci attende il maestoso palazzo reale e gli edifici
governativi. In giro non c’è nessuno, la zona è quasi desertica e noi facciamo
due passi tra gli edifici e i forti che caratterizzano questa parte della
città. Facciamo pranzo con samosa e falafel in un coffe shop di Ruwi e poi ci
dirigiamo per l’ultimo bagno omanita. Destinazione Ras Al- Hamra bay, dove
passiamo le nostre ultime ore in spiaggia. Stasera ce ne andremo ad Al-Khuwair,
quartiere di Muscat dove si concentrano buoni ristoranti turchi. Facciamo cena
con Zaneeth e una sua amica, la quale ci offre la cena senza modo di replicare.
Tentiamo di offrirle qualcosa, ma la simpatica malese di Kota Kinabalu, ci dice
che possiamo ripagarla solo ospitandola in toscana. Noi la invitiamo e
l’aspettiamo a braccia aperte. Prima di andare a dormire ci fermiamo al Muscat
City Center, dove insieme a Zaneeth, ci facciamo la nostra ultima fumata di
shisha.
Ultimissime ore in Oman. Raggiungiamo
l’aeroporto internazionale di Muscat alle 8.20, lasciamo la nostra auto e
iniziamo le procedura per l’imbarco. Alle 10.30 , in orario perfetto,
decolliamo in direzione Dubai dove ci attende uno scalo di 3.45. Ancora una
volta, l’aeroporto di Dubai ci accoglie con il rischiamo del Muezzin, mentre i
nostri pensieri sono ancora rivolti alle giornate trascorse in Oman. Dopo 6 ore
di volo atterriamo a Roma Fiumicino, dove ad attenderci ci sono Federica,
Mirko, Marco e Alessandra. Mai avuto un comitato d’accoglienza così gremito.
Quando abbiamo comprato il biglietto
per l’Oman, eravamo un po’ titubanti. Un po’ per il modo di viaggiare che
avremmo dovuto affrontare, un po’ per i costi trovati on-line che ci sembravano
un po’ proibitivi per i nostri budget. Alla fine devo dire che la scelta di
questo Paese è stata molto azzeccata. Per chi volesse entrare in contatto con
la cultura araba, credo che non ci sia Paese migliore come primo impatto, la
gente è tranquilla, il Paese molto sicuro e si viaggia in tranquillità. A chi
mi aveva detto che 15 giorni sarebbero stati troppi rispondo che a dir la
verità io avrei speso ancora una settimana almeno in giro l’Oman. Ci sono
luoghi al di fuori delle rotte turistiche molto interessanti e soprattutto se
si viaggia con calma e si vuole visitare anche le regioni del Dhofar o del
Musndam, c’è veramente bisogno di un po’ più di tempo. Il Paese sta iniziando ad avere turismo, ma a
dir la verità è quasi concentrato nelle attrazioni principali, snobbando le
bellissime spiagge costiere e desertiche. Quasi tutti i turisti trovati in giro
si erano affidati ad un tour organizzato di 7/9 giorni con dei ritmi per noi
elevati. Il viaggiatore zaino in spalla è quasi inesistente, visto la mancanza
di trasporti pubblici e sistemazioni economiche. C’è qualcuno che si affida
all’autostop e si accampa dove gli capita, ma sono in pochi e la maggior parte
sono polacchi: non chiedetemi il perché… Nonostante alcuni difetti,
consiglierei a tutti un viaggio in Oman, suggerendo di noleggiarsi un auto e
scoprire il più possibile il Paese in autonomia. Sperando che il Sultano
mantenga la promessa di uno sviluppo eco e sostenibile del Sultanato, ci
auguriamo che la natura incontaminata del Paese sia salvaguardata il più
possibile.
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